martedì 9 settembre 2008

Con quella faccia un pò così ...


Con quella faccia un po’ così …
Quell’espressione un po’ così …
(canta Paolo Conte)

Anche questa notte ho fatto le 2,
dormire? E perché mai?
Vado in “pausa” come il salva schermo di questo mio amico dopo 5 minuti di inattività poi …
…poi il trillo di una sveglia che faccio fatica a sentire. Ancora con gli occhi chiusi dal letto mi sposto sul divano. Non voglio ancora accendermi, daiiii, dammi ancora 5 minuti di pausa …
Doccia, abiti, una rapida occhiata allo specchio, e via fuori dal tempo.
Mi sorprende sempre la mia voce, anche nel pronunciare un semplice buongiorno in ufficio.
Sporca e graffiata, lenta e insicura.
E le gambe? Boh fanno ancora parte del mio corpo oppure si sono staccate nel sonno?
E le mani? Mah, qualcosa ancora si muove clic clic clic
Almeno la mattina, evito di passare davanti a qualsiasi superficie riflettente, non perché sia impresentabile, tutt’altro, piuttosto perché mi richiederebbe uno sforzo talmente grande riconoscermi che preferisco rimanere con le palpebre a mezz’asta ancora un poco.
Sono certa che in questa sensazione si riconoscono tante persone che come me sono sempre a digiuno nel scoprire e nel vivere. Famelici lettori a caccia di sensazioni e novità, zombie in continuo debito di sonno, che avanzano in stato comatoso per tutta la mattina.
E questa è una di quelle, aleggio sospesa al di sopra del mio corpo, in morte apparente guardo, osservo e prediligo il silenzio.

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